Con La casa dei silenzi, Donato Carrisi prosegue la serie dedicata a Pietro Gerber, l’ipnotista fiorentino noto come “l’addormentatore di bambini”. Pubblicato da Longanesi il 29 ottobre 2024, questo thriller psicologico rappresenta il quarto volume della saga iniziata con La casa delle voci. Carrisi ci accompagna ancora una volta nei meandri più oscuri dell’inconscio, là dove il sogno si fonde con la realtà e l’indagine psichica si trasforma in un percorso narrativo carico di tensione e mistero. Stavolta, al centro della scena c’è Matias, un bambino tormentato da sogni ricorrenti in cui appare una donna inquietante: la “signora silenziosa”.
Il romanzo si distingue per la sua atmosfera onirica e disturbante, in cui il confine tra reale e immaginato è costantemente messo in discussione. Attraverso la voce di Pietro Gerber, Carrisi costruisce una narrazione sospesa e carica di tensione, che oscilla tra razionalità scientifica e suggestioni paranormali. Un’opera che promette molto sin dalle prime pagine, ma che, secondo alcuni lettori, fatica a mantenere le promesse fino alla fine.
Biografia dell’autore
Donato Carrisi è uno degli autori italiani più affermati nel panorama del thriller contemporaneo. Nato a Martina Franca nel 1973, ha esordito come scrittore con Il suggeritore, vincitore del Premio Bancarella e tradotto in oltre 20 lingue. La sua carriera si è consolidata con titoli come Il tribunale delle anime, L’ipotesi del male e La ragazza nella nebbia, da cui è stato tratto l’omonimo film vincitore del David di Donatello come miglior regista esordiente.
Carrisi è noto per la sua capacità di unire elementi del giallo, del thriller e del mistery, con uno stile sobrio e una costruzione narrativa che privilegia l’effetto sorpresa. La serie su Pietro Gerber ne è un esempio: una saga che mescola psicologia, ipnosi e tematiche esistenziali in una cornice fiorentina dal sapore gotico.
Trama e analisi
La casa dei silenzi si apre con la voce narrante di Pietro Gerber, ipnotista infantile che si trova ad affrontare il caso del piccolo Matias. Il bambino, nonostante una famiglia amorevole, è vittima di un sogno ricorrente in cui compare una donna muta, vestita di nero: la signora silenziosa. La figura onirica ha un impatto devastante sulla psiche di Matias, tanto da impedirgli di dormire serenamente. I genitori si affidano a Gerber come ultima speranza, e da qui parte un’indagine dell’anima che si muove tra sedute di ipnosi, ricordi frammentati e presenze spettrali.
Attraverso il lavoro terapeutico con Matias, Gerber si confronta con una storia che pare affiorare da un passato dimenticato, coinvolgendo anche il suo stesso vissuto. Il romanzo esplora con efficacia i temi della memoria, della percezione e del trauma infantile, inserendo nel contesto elementi sovrannaturali che spiazzano e disorientano. Il lettore è costretto a interrogarsi continuamente sulla natura degli eventi: sono sogni? Allucinazioni? O verità celate da una mente in difesa?
Lo stile narrativo è tipico di Carrisi: asciutto, diretto, con un ritmo incalzante. Le descrizioni sono minime ma efficaci, e i dialoghi ben calibrati. Tuttavia, alcuni critici sottolineano una certa prevedibilità nello sviluppo della trama, con colpi di scena spesso costruiti più per sorprendere che per coerenza narrativa.
Tra i punti di forza del romanzo c’è senz’altro la costruzione della tensione psicologica, che Carrisi sa gestire con maestria, soprattutto nei capitoli centrali. L’ambientazione fiorentina è resa con efficacia simbolica, diventando essa stessa parte del labirinto mentale in cui si aggira il protagonista. I personaggi secondari, come la psicologa Erica o i genitori di Matias, sono meno approfonditi ma funzionali all’intreccio.
Un aspetto interessante è l’uso dell’ipnosi non solo come strumento terapeutico ma come dispositivo narrativo. Le sedute diventano finestre su realtà alternative, che amplificano l’effetto di spaesamento e sospensione. Tuttavia, la linearità con cui le informazioni emergono dalle sedute, sempre perfettamente funzionali all’indagine in corso, risulta forzata e poco verosimile.
Analisi del contesto editoriale
All’interno della produzione di Donato Carrisi, La casa dei silenzi rappresenta un’evoluzione verso il paranormale e il sovrannaturale, elementi già presenti nei volumi precedenti della serie ma qui più marcati. A differenza di La casa delle voci o La casa senza ricordi, dove la dimensione psicologica era più saldamente ancorata al reale, in questo quarto capitolo si assiste a una progressiva perdita di razionalità.
Rispetto ad altri thriller psicologici contemporanei, Carrisi si distingue per l’originalità del protagonista (un ipnotista infantile) e per l’ambientazione italiana, ma rischia di cadere nella ripetizione di schemi già visti. Il rischio è quello di scivolare nella serialità fine a se stessa, con trame che aprono continuamente interrogativi senza chiuderli in modo soddisfacente.
Il target principale resta quello degli appassionati di thriller psicologici, ma con l’inserimento di elementi fantastici e suggestivi Carrisi strizza l’occhio anche ai lettori di narrativa gotica o horror soft. Tuttavia, proprio questo spostamento di registro potrebbe allontanare una parte del pubblico più legato alla logica investigativa.
Valutazione critica
La casa dei silenzi presenta pregi evidenti: la capacità di Carrisi di creare atmosfere tese, la scorrevolezza della prosa, l’efficacia del punto di vista interno. Il protagonista Pietro Gerber continua a essere una figura affascinante, sospesa tra razionalità e insicurezza, e ben si presta a incarnare i dilemmi morali e cognitivi che il romanzo solleva.
Tuttavia, emergono anche criticà strutturali: una trama che si affida troppo al colpo di scena, una risoluzione frettolosa e poco coerente, e un eccessivo affidamento a spiegazioni “metafisiche” che finiscono per svuotare il mistero iniziale. In particolare, il finale appare debole e poco appagante, con scelte narrative che sembrano giustificate più da esigenze di chiusura che da una vera coerenza interna.
In termini di valore culturale, il libro tocca tematiche importanti come l’abuso, il trauma, la condizione femminile, ma lo fa talvolta in modo semplicistico, preferendo la suggestione all’approfondimento. La leggibilità resta alta, e il romanzo si presta a una fruizione rapida e coinvolgente, soprattutto da parte di un pubblico giovane o non specialistico.
Conclusione
In sintesi, La casa dei silenzi è un thriller psicologico dal grande impatto emotivo, che prosegue la serie di Pietro Gerber con coerenza ma anche con qualche passo falso. Carrisi conferma il suo talento nella costruzione della suspense e nella gestione del ritmo narrativo, ma cede alla tentazione del sensazionalismo e a un uso discutibile del paranormale.
Consigliato a chi ha apprezzato i precedenti capitoli della serie e a chi cerca un romanzo capace di tenere alta la tensione fino all’ultima pagina. Meno adatto a chi preferisce trame rigorose e soluzioni narrative logiche.
Se ami i thriller psicologici con sfumature oniriche e atmosfere inquietanti, La casa dei silenzi di Donato Carrisi potrebbe essere il prossimo libro da mettere in lista.