Recensione I giorni dell’abbandono – Elena Ferrante

Recensione I giorni dell'abbandono - Elena Ferrante

I giorni dell’abbandono di Elena Ferrante, pubblicato nel 2002 da Edizioni E/O, è un intenso romanzo psicologico che affronta con lucidità e brutalità il tema della separazione coniugale e del disfacimento dell’identità femminile. Ambientato a Torino, questo romanzo breve ma denso racconta la caduta e la resurrezione interiore di Olga, una donna abbandonata all’improvviso dal marito dopo quindici anni di matrimonio. Attraverso una narrazione in prima persona asciutta e insieme lacerante, Ferrante conduce il lettore nel cuore pulsante della crisi emotiva della protagonista, tracciando un ritratto impietoso della solitudine e della perdita di senso. I giorni dell’abbandono non è solo una storia di dolore, ma anche un’esplorazione profonda della capacità umana di sopravvivere e ricostruirsi. Un romanzo che, pur privo dell’ambientazione napoletana tipica delle opere maggiori dell’autrice, riesce comunque a colpire per forza narrativa e intensità emotiva.

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I giorni dell'abbandono
  • Ferrante, Elena (Author)

Biografia dell’autrice

Elena Ferrante è lo pseudonimo dietro cui si cela una delle voci più autorevoli e discusse della narrativa italiana contemporanea. Dopo il folgorante esordio con L’amore molesto (1992), finalista al Premio Strega, Ferrante ha proseguito il suo percorso letterario con romanzi che scandagliano l’identità femminile, le relazioni familiari e la società patriarcale. I giorni dell’abbandono, pubblicato dopo un decennio di silenzio, segna una tappa centrale nella sua produzione, anticipando per temi e toni la celebre tetralogia dell’Amica geniale. Proprio con quest’ultima, Ferrante ha raggiunto fama internazionale, venendo inserita dal TIME tra le 100 persone più influenti del mondo nel 2016. La sua scrittura si distingue per uno stile incisivo, autentico, spesso doloroso, capace di esprimere le contraddizioni più intime dell’essere donna.

Trama e analisi

Nel cuore di I giorni dell’abbandono c’è Olga, una donna di 38 anni, madre di due figli, abbandonata senza preavviso dal marito Mario, che le comunica con fredda distaccata semplicità la sua decisione. Inizia così per la protagonista una spirale discendente in cui si alternano disperazione, rabbia, umiliazione, follia. L’intero romanzo si svolge nel breve arco temporale delle settimane successive all’abbandono, dando forma a una discesa negli inferi interiori di chi si trova a dover affrontare il crollo di ogni certezza.

Ferrante costruisce una narrazione claustrofobica e febbrile, scandita da momenti di alta tensione emotiva: l’isolamento domestico, l’indifferenza del mondo esterno, la malattia del cane Otto, l’angoscia per i figli. Tutto nella quotidianità di Olga diventa metafora del suo disfacimento psichico: la casa sporca, il cibo che si guasta, il linguaggio che si deforma, la corporeità che si degrada.

Temi principali:

  • Abbandono e identità: Olga scopre quanto della sua identità fosse legata al ruolo di moglie e alla figura di Mario. Il crollo del matrimonio si traduce in una crisi esistenziale profonda.
  • Depressione e smarginatura: la protagonista attraversa uno stato borderline, perde il controllo, sfiora la follia, in un processo che richiama il concetto ferrantiano di “smarginatura”.
  • Rinascita: solo toccando il fondo Olga può iniziare una lenta risalita, riconoscendo in se stessa una nuova forza, svincolata dalla presenza maschile.

Stile narrativo:
La prosa di Ferrante è tesa, tagliente, viscerale. Il registro è a tratti volutamente sguaiato, riflesso dello stato emotivo della protagonista. Il flusso di coscienza di Olga è costellato di immagini crude, talvolta disturbanti, che danno corpo al dolore.

Punti di forza:

  • L’accurata introspezione psicologica
  • Il realismo emotivo
  • La rappresentazione lucida del dolore femminile

Debolezze:

  • Alcuni passaggi risultano ridondanti e verbosi
  • La lingua poetica può apparire eccessiva o innaturale

I personaggi:

  • Olga: protagonista assoluta, è una figura complessa e autentica, specchio di molte donne che hanno vissuto un dolore simile.
  • Mario: uomo evanescente, egoista, simbolo della fuga maschile davanti alla crisi.
  • Carrano: vicino di casa, musicista, diventa simbolo di una nuova possibile intimità.
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  • Ferrante, Elena (Author)

Analisi del contesto editoriale

Rispetto alla tetralogia dell’Amica geniale, I giorni dell’abbandono è un romanzo più breve, più concentrato, ma non meno intenso. Si distingue per l’assenza del contesto napoletano e l’ambientazione torinese, più fredda e astratta, funzionale però a far emergere l’interiorità della protagonista.

Il libro si inserisce nella corrente della narrativa femminile contemporanea che esplora l’identità e la soggettività delle donne, accanto ad autrici come Margaret Atwood e Annie Ernaux. Si avverte l’influenza della letteratura femminista degli anni ’70 e della tradizione del “romanzo della crisi”. La figura di Olga può essere accostata alle protagoniste de Le tre donne forti di Marie Ndiaye o di La donna spezzata di Simone de Beauvoir.

Il target di lettori è composto soprattutto da un pubblico adulto e prevalentemente femminile, interessato alla letteratura intimista e alla psicologia del trauma affettivo.

Valutazione critica

I giorni dell’abbandono è un romanzo che colpisce nel profondo per la sua capacità di rappresentare il dolore dell’abbandono in modo crudo, autentico, senza edulcorazioni. Il punto di vista interamente femminile, la scrittura lacerante, la capacità di rendere visibile l’invisibile dolore quotidiano fanno di quest’opera un tassello fondamentale nel percorso narrativo di Ferrante.

Tuttavia, non mancano alcune criticità: la struttura narrativa a tratti ripetitiva, la scelta stilistica di estremizzare il linguaggio in alcune scene, la rappresentazione poco empatica del rapporto madre-figli possono lasciare alcuni lettori perplessi. La protagonista, in effetti, non è sempre “simpatica” nel senso canonico del termine: è disturbata, ossessiva, a tratti sgradevole. Ma proprio in questo risiede la sua verità letteraria.

Nel panorama del romanzo psicologico italiano contemporaneo, I giorni dell’abbandono rappresenta un’opera potente, scomoda, necessaria. Un grido di dolore trasformato in letteratura.

Conclusione

Con I giorni dell’abbandono, Elena Ferrante ci regala un romanzo compatto ma densissimo, capace di esplorare la frattura interiore con una forza rara nella narrativa italiana. Il ritratto di Olga, con le sue debolezze e i suoi slanci, resta inciso nella memoria del lettore come simbolo di una rinascita possibile, anche nel mezzo della disfatta.

Consigliato a chi ama i romanzi psicologici, i ritratti femminili intensi, le narrazioni introspettive. Un libro che inquieta, fa riflettere, e soprattutto non lascia indifferenti.

Da leggere, metabolizzare, e forse rileggere.

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