Con Il libro dei Baltimore (La Nave di Teseo, 2016), Joël Dicker ritorna nel mondo narrativo del suo grande successo La verità sul caso Harry Quebert e ripropone come protagonista Marcus Goldman, qui in una veste più intima e personale. Il romanzo si presenta come una saga familiare, mescolando elementi di formazione, mistero e dramma, in un racconto scandito da flashback e salti temporali. Non è un thriller nel senso tradizionale, bensì una riflessione sui rapporti familiari, sul peso del passato e sulla fragilità delle illusioni.
Biografia dell’autore
Joël Dicker, nato a Ginevra nel 1985, è uno degli autori francofoni più letti a livello internazionale. Con La verità sul caso Harry Quebert ha conquistato pubblico e critica, vincendo premi come il Grand Prix du Roman de l’Académie française e vendendo milioni di copie nel mondo. La sua prosa accessibile ma densa e l’abilità nel costruire intrecci narrativi complessi lo rendono uno degli scrittori più influenti della sua generazione. Il libro dei Baltimore, pubblicato nel 2015 in Francia, si inserisce in una serie di romanzi con protagonista Marcus Goldman.
Trama e analisi
Sino al giorno della Tragedia, c’erano due famiglie Goldman: i Goldman di Montclair, famiglia della media borghesia del New Jersey, e i Goldman di Baltimore, ricchi e di successo, che il giovane Marcus ammirava come un modello irraggiungibile. La storia si snoda tra passato e presente, mentre Marcus, ormai scrittore affermato, tenta di ricostruire la parabola ascendente e poi tragicamente discendente dei Goldman di Baltimore, segnati da invidia, rivalità e segreti taciuti.
I personaggi principali sono:
- Marcus Goldman, voce narrante e protagonista, costantemente diviso tra due identità familiari;
- Hillel e Woody, i cugini-rivali con cui Marcus forma la “Gang dei Goldman”;
- Alexandra, il grande amore adolescenziale condiviso, poi persa e ritrovata;
- Zio Saul e zia Anita, genitori idealizzati e simboli della perfezione apparente.
Il romanzo indaga temi universali come:
- Il dualismo tra apparenza e realtà;
- La caduta degli idoli familiari;
- L’invidia tra consanguinei;
- Il tempo come lente deformante del ricordo.
Dicker dimostra grande abilità nell’usare il montaggio alternato, con un uso fluido del flashback e una narrazione che salta avanti e indietro nel tempo. La “Tragedia”, il misterioso evento centrale, è tenuto nascosto a lungo e usato come meccanismo di suspense per mantenere viva l’attenzione del lettore.
Lo stile è semplice, scorrevole, e pur essendo a tratti ridondante e ricco di dettagli superflui, mantiene un buon ritmo narrativo. Alcuni dialoghi risultano forzati o troppo teatrali, e i personaggi, seppur ben delineati, rischiano talvolta di cadere nello stereotipo. Tuttavia, la forza emotiva e la riflessione sul disincanto giovanile conferiscono profondità al racconto.
Analisi del contesto editoriale
Rispetto a La verità sul caso Harry Quebert, Il libro dei Baltimore si allontana dal giallo classico per abbracciare la saga familiare. Dicker non cambia il suo approccio strutturale, mantenendo la narrazione in prima persona e un protagonista che funge da alter ego. Tuttavia, qui si concentra più sull’interiorità e sui meccanismi relazionali, offrendo un romanzo più introspettivo.
Nel panorama contemporaneo, si inserisce nel filone dei romanzi di formazione e memoria, simile per tematiche a autori come Jonathan Franzen o Jeffrey Eugenides. L’opera si rivolge a un pubblico ampio, sensibile alle dinamiche familiari e alla narrazione a più strati, ma meno attratto dal ritmo serrato del giallo investigativo.
Valutazione critica
Pregi:
- Efficace costruzione narrativa a incastro;
- Buona gestione della tensione emotiva;
- Tematiche universali trattate con sensibilità;
- Stile accessibile e coinvolgente.
Difetti:
- Eccessiva lunghezza e digressioni talvolta inutili;
- Alcuni dialoghi artificiosi e personaggi poco credibili;
- Ridondanza nel trattamento di certi temi (es. rivalità, idealizzazione della famiglia).
Il romanzo ha avuto un buon riscontro di pubblico ma reazioni critiche contrastanti: se da un lato è stato apprezzato per la sua profondità narrativa, dall’altro è stato giudicato meno originale e incisivo rispetto al suo predecessore.
Conclusione
Il libro dei Baltimore di Joël Dicker è un romanzo coinvolgente che scava nei legami familiari e nei meccanismi della memoria, offrendo un ritratto malinconico e autentico della fragilità umana. Ideale per lettori che amano le saghe generazionali, le storie a incastro e i romanzi dove il tempo è protagonista. Pur non essendo perfetto, è un’opera che merita attenzione per la sua capacità di emozionare e far riflettere.
Consigliato a chi ha amato “La verità sul caso Harry Quebert” e cerca una lettura intensa ma accessibile, capace di fondere mistero, sentimento e introspezione.