Recensione di Storie di ordinaria follia – Charles Bukowski

Recensione di Storie di ordinaria follia - Charles Bukowski

Pubblicato per la prima volta in Italia nel 1975 da Feltrinelli, Storie di ordinaria follia di Charles Bukowski è una delle raccolte di racconti più celebri dello scrittore statunitense. Il titolo originale, Erections, Ejaculations, Exhibitions and General Tales of Ordinary Madness, fu significativamente adattato per il mercato italiano, mantenendo però intatta l’essenza dell’opera: una carrellata cruda e autentica della marginalità, del disagio, e della vitalità oscura che pervade il mondo urbano americano.

Con 42 racconti (43 nella versione originale), Bukowski compone un mosaico autobiografico e visionario in cui convivono sesso, alcool, corse di cavalli, povertà e una costante ironia autodistruttiva. La sua è una letteratura senza fronzoli, diretta, sfrontata e senza compromessi, che ha reso Bukowski uno degli autori più iconici del realismo sporco e della narrativa underground americana.

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Storie di ordinaria follia
  • Bukowski, Charles (Author)

Biografia dell’autore: Charles Bukowski

Charles Bukowski (1920-1994), nato in Germania ma cresciuto a Los Angeles, è stato uno degli autori più controversi e influenti del secondo Novecento. Poeta, romanziere e narratore, ha vissuto gran parte della sua vita ai margini della società: impiegato postale, ubriacone cronico, uomo di donne, cavalli e sigarette, Bukowski ha trasformato la sua esistenza tormentata in letteratura, creando un alter ego ricorrente nei suoi scritti, Henry Chinaski.

Tra le sue opere più note: Post Office, Factotum, Donne, Compagno di sbronze e Taccuino di un vecchio sporcaccione. La sua scrittura, influenzata da autori come Fante, Céline, Hemingway e Dostoevskij, ha esercitato un enorme fascino su lettori e scrittori di tutto il mondo, anche grazie alla sua filosofia brutale ma lucida: “Don’t try”, non provarci, è inciso sulla sua lapide.

Trama e analisi

Storie di ordinaria follia è una raccolta che va oltre la somma dei suoi racconti. È un viaggio nell’universo personale di Bukowski: una cronaca lirico-grottesca dell’America dei vinti, degli emarginati, dei falliti. Ogni racconto, narrato in prima persona, si presenta come una scheggia di autobiografia, filtrata attraverso un’ironia feroce e un linguaggio volutamente sporco.

I temi principali sono:

  • La marginalità urbana (ospedali pubblici, motel, carceri)
  • La dipendenza (alcool, sesso, gioco)
  • Il sesso come bisogno e come dannazione
  • La critica sociale al perbenismo borghese
  • L’arte e la scrittura come catarsi e condanna
  • La follia, vista come resistenza all’omologazione

Tra i racconti più significativi si segnalano Il giorno in cui parlammo di James Thurber, Addio Watson, Sei pollici, Vita e morte all’ospedale dei poveri, tutti esempi di uno stile tagliente ma mai gratuito, in cui anche il degrado diventa oggetto di riflessione poetica.

Stile narrativo e tono

Lo stile di Bukowski è essenziale, brutale, diretto. Usa una lingua parlata, a tratti gergale, punteggiata di volgarità, ma sempre efficace nel descrivere con precisione la realtà. Le sue frasi brevi, secche, taglienti, si alternano a riflessioni liriche e filosofiche di sorprendente profondità.

Spesso accusato di misoginia e nichilismo, Bukowski rivela invece una sensibilità tragica e una costante tensione esistenziale, nascosta dietro il cinismo apparente. Scrive di ciò che conosce: i suoi racconti sono fotografie sporche ma autentiche della condizione umana.

Personaggi e ambientazioni

I personaggi bukowskiani sono falliti, perdenti, ubriaconi, prostitute, scrittori squattrinati e sognatori disillusi, ma mai banali. Le ambientazioni ricorrenti — bar malfamati, camere d’albergo, ippodromi, appartamenti scalcinati — restituiscono un’America lontana da quella patinata, mostrando il lato più ruvido della società.

Spicca la figura dell’alter ego dell’autore, un personaggio che condivide con Bukowski la biografia e la visione del mondo, spesso immerso in riflessioni crude e disilluse, eppure attraversato da improvvisi bagliori di poesia.

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  • Bukowski, Charles (Author)

Analisi del contesto editoriale

Rispetto ai romanzi più lineari di Bukowski (Post Office, Factotum, Donne), Storie di ordinaria follia è più frammentata, ma forse ancora più autentica. È una vera summa del pensiero bukowskiano, in cui l’autore dà sfogo alla sua vena più libera e anarchica.

Rispetto alla narrativa americana coeva — pensiamo a Salinger, Updike, Mailer — Bukowski rompe ogni convenzione stilistica e tematica, avvicinandosi per affinità al realismo sporco di Raymond Carver e al cinismo dissacrante di Miller e Céline.

L’opera fu inizialmente accolta con sospetto, anche a causa dei suoi contenuti espliciti, ma col tempo è divenuta un cult assoluto. In Italia, complice anche la trasposizione cinematografica del 1981 diretta da Marco Ferreri, Storie di ordinaria follia ha contribuito a diffondere il mito di Bukowski come outsider letterario, capace di dare voce ai silenzi e alle aberrazioni della società contemporanea.

Oggi, in un’epoca dominata dal politicamente corretto, il linguaggio e lo stile di Bukowski risultano ancora più provocatori e necessari, per ricordare che la letteratura può e deve anche essere scomoda, brutale e anticonvenzionale.

Valutazione critica

Punti di forza

  • Autenticità: ogni racconto sembra vissuto, non solo immaginato.
  • Stile unico: asciutto, crudo, ma capace di lirismo.
  • Riflessione sociale: senza retorica, mostra la sporcizia sotto il tappeto.
  • Ironia corrosiva: la capacità di ridere dell’inferno quotidiano.
  • Universalità: nonostante il contesto, parla a chiunque si sia mai sentito fuori posto.

Punti deboli

  • Contenuti forti: violenza, volgarità e sessualità esplicita possono urtare.
  • Ripetitività: alcuni racconti tendono a sovrapporsi per temi e situazioni.
  • Assenza di trama: per chi ama una narrazione lineare e coesa, può risultare dispersivo.

Conclusione

Storie di ordinaria follia è più di una raccolta di racconti: è un manifesto esistenziale, una dichiarazione di resistenza contro l’omologazione, la mediocrità e l’ipocrisia sociale.

Bukowski scrive di miseria, ma anche di verità, di dolore, di umanità nuda, senza orpelli né compromessi. Non è un autore per tutti, e questo è parte della sua grandezza. Ma per chi saprà entrare nel suo mondo — sporco, tragico, grottesco — sarà difficile uscirne indifferenti.

Un classico moderno, da leggere almeno una volta nella vita. Nonostante, o proprio grazie, al suo fango.

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