Ho iniziato a leggere “Il mio nome è Emilia del Valle” di Isabel Allende con una curiosità mista a certezza: sapevo che mi avrebbe colpito. Pubblicato da Feltrinelli nel 2024 e tradotto da Elena Liverani, questo romanzo storico e di formazione segna il ritorno della grande scrittrice cilena con una protagonista che, ancora una volta, lascia il segno. Emilia arriva dopo Selena, Violeta, Roser: un nuovo tassello nel meraviglioso mosaico femminile che Allende costruisce da anni. La storia si sviluppa tra San Francisco e il Cile di fine Ottocento, ma le sue domande e tensioni sono profondamente contemporanee.
Ho scelto questo libro perché seguo da anni la produzione di Allende. Ogni suo romanzo è per me un invito alla riflessione. Fin dalle prime righe, ho sentito che Emilia non sarebbe stata solo un personaggio, ma una voce viva. E così è stato: ho vissuto la sua storia come fosse mia.
L’AUTRICE E IL SUO PERCORSO
Isabel Allende non ha bisogno di presentazioni. Con oltre 40 anni di carriera e 27 romanzi all’attivo, è una delle voci più amate e riconoscibili della letteratura mondiale. Nata in Perù nel 1942, cresciuta in Cile, e cittadina statunitense dal 1988, ha saputo fondere magistralmente intimità e storia collettiva.
Opere come “La casa degli spiriti”, “Paula” o “Il lungo petalo di mare” hanno segnato intere generazioni. In Emilia si sente la sua storia personale, il suo femminismo vissuto e narrato, la sua lotta per la memoria. Come in “Donne dell’anima mia”, Allende ci regala anche qui un personaggio che è specchio e sintesi della sua visione del mondo.
IL VIAGGIO NELLA STORIA
Emilia del Valle nasce in America, figlia illegittima di un aristocratico cileno e di una giovane irlandese cresciuta in convento. Già la sua origine è scandalo, è rottura. Cresce povera ma libera, e sin da piccola manifesta un’intelligenza brillante.
Inizia a scrivere con uno pseudonimo maschile, come tante donne dell’epoca. Poi si dedica al giornalismo, determinata a essere più di una “penna rosa”. E infine diventa inviata di guerra, testimone della sanguinosa guerra civile cilena del 1891.
In Cile affronta l’orrore, incontra l’amore, e scopre la verità sulle sue origini. Ma soprattutto, scopre sé stessa. Il suo viaggio è anche interiore: un ritorno alle radici, rappresentato da un terreno ereditato dal padre, che diventa metafora dell’identità, della riconnessione, dell’equilibrio.
Il romanzo tocca temi forti: l’autodeterminazione femminile, la guerra fratricida, la discriminazione. La narrazione è divisa in più parti, con ritmi diversi: l’infanzia è tenera e scorrevole, la maturità più intensa e complessa. Alcune sezioni belliche possono risultare più dense, ma sono fondamentali per mostrare il contesto storico e la trasformazione della protagonista.
IL LIBRO NEL PANORAMA LETTERARIO
Nel panorama letterario contemporaneo, “Il mio nome è Emilia del Valle” si colloca tra i romanzi storici più politici e intimi degli ultimi anni. Allende abbandona i toni magici per una narrazione realistica, ma non per questo meno potente. Emilia non è solo una protagonista: è un archetipo della donna che non si arrende, che scrive, viaggia, ama, soffre e si reinventa.
Il romanzo dialoga con altri grandi personaggi femminili di Allende, da Clara a Violeta, ma è anche figlio del nostro tempo: un grido contro le ingiustizie, un invito alla consapevolezza. Lo consiglio a chi ha amato la letteratura sudamericana, a chi cerca storie profonde con protagoniste forti e imperfette.
LE MIE RIFLESSIONI
Quello che ho amato di più in questo libro è la voce ruvida e onesta di Emilia. Allende non la idealizza: ne mostra i dubbi, gli errori, le passioni. Ma anche la sua intelligenza, il coraggio, la capacità di non cedere alle convenzioni.
Il linguaggio è raffinato ma mai artificioso. Ogni frase trasmette una forza sommessa, una rabbia contenuta che graffia. L’autrice ci guida tra memorie familiari, lettere, fotografie, e ogni dettaglio è un pezzo di verità.
Se avessi da criticare qualcosa, direi che in alcuni passaggi il ritmo rallenta. Ma è un rallentamento necessario, per assaporare meglio il contesto. Non è un libro da leggere tutto d’un fiato, ma da vivere, ascoltare, interiorizzare.
Ho chiuso l’ultima pagina con un senso di gratitudine: per la storia, per il personaggio, per la voce di Allende che riesce sempre a toccare corde profonde.
CONCLUSIONE PERSONALE
“Il mio nome è Emilia del Valle” è un libro che lascia il segno. Un’opera intensa, attuale, capace di raccontare il passato per parlare del presente. Isabel Allende conferma la sua grandezza narrativa e la sua sensibilità politica e umana.
Il mio voto personale è 9 su 10. Lo consiglio a chiunque creda nella forza delle parole, nella resilienza femminile, nella necessità di ricordare e raccontare. Emilia resterà con me a lungo, come una compagna silenziosa e determinata. Se l’avete letta, raccontatemi: anche per voi è diventata indimenticabile?