Recensione di “Il mio anno di riposo e oblio” di Ottessa Moshfegh

Uscito nel 2018, Il mio anno di riposo e oblio di Ottessa Moshfegh si impone come un romanzo atipico, spiazzante e disturbante. Classificato nel genere della narrativa contemporanea con forti sfumature esistenzialiste, il libro racconta il tentativo di una giovane donna di “ibernare” se stessa attraverso l’abuso di psicofarmaci, in un esperimento volontario di disconnessione dal mondo.

Ambientato nella New York patinata e decadente dei primi anni Duemila, il romanzo si muove su un filo sottile tra satira sociale, psicodramma e critica dell’arte contemporanea, mantenendo sempre un tono freddo, distaccato, quasi anestetizzato. E proprio questa scelta stilistica, apparentemente piatta, diventa il cuore stesso dell’operazione narrativa di Moshfegh: non siamo di fronte a un racconto emotivamente partecipato, ma a un lungo, lucido monologo sull’alienazione e sull’inadeguatezza.

Un libro che suscita reazioni contrastanti, che seduce e respinge, e che mette il lettore di fronte a una domanda tanto semplice quanto crudele: è possibile salvarsi scegliendo di scomparire?


Il mio anno di riposo e oblio
  • Moshfegh, Ottessa (Author)

Biografia dell’autrice

Ottessa Moshfegh, scrittrice statunitense di origini iraniane e croate, si è imposta come una delle voci più originali e provocatorie della narrativa americana contemporanea. Prima di Il mio anno di riposo e oblio, aveva già ottenuto grande successo con il romanzo Eileen (2015), finalista al Booker Prize e vincitore del PEN/Hemingway Award.

Nelle sue opere, Moshfegh esplora i lati più oscuri e contraddittori dell’identità umana, spesso scegliendo protagonisti alienati, disturbati o moralmente ambigui. La sua scrittura, tagliente e priva di orpelli, si distingue per la capacità di creare atmosfere claustrofobiche, ciniche ma profondamente letterarie. Il suo stile le ha valso paragoni con autori come Bret Easton Ellis e Chuck Palahniuk, pur mantenendo un’impronta assolutamente personale.

Con Il mio anno di riposo e oblio, Moshfegh consolida la sua reputazione di “autrice dell’inquietudine”, capace di raccontare la psiche con uno sguardo clinico e disilluso.

Trama e analisi del romanzo

Trama senza spoiler

La protagonista senza nome del romanzo ha tutto ciò che, a uno sguardo superficiale, dovrebbe bastare per vivere una vita soddisfacente: giovane, bella, colta, benestante, vive a Manhattan in un appartamento ereditato dai genitori, entrambi deceduti da poco. Laureata in Storia dell’arte alla Columbia, lavora in una galleria d’avanguardia e ha una relazione con un uomo di successo, seppur emotivamente assente. Eppure, qualcosa in lei è irrimediabilmente rotto.

Convinta che il mondo sia solo un meccanismo cinico e vuoto, decide di intraprendere un anno intero di sonno indotto dai farmaci, supportata da una psichiatra irresponsabile e grottesca, la dottoressa Tuttle. L’obiettivo è chiaro: sparire, dormire, dissolversi, per poi rinascere. Ma il percorso si rivela meno lineare del previsto.

Temi principali

  • Alienazione e nichilismo: la protagonista incarna un sentimento diffuso nelle società occidentali contemporanee, in cui l’apparente benessere materiale non basta a colmare il vuoto interiore.
  • Critica alla società dell’immagine: attraverso la galleria d’arte dove lavora e l’ambiente elitario che la circonda, Moshfegh denuncia un’arte ormai piegata alle logiche di mercato, ridotta a provocazione sterile.
  • Identità e rimozione: il sonno diventa metafora di un desiderio profondo di cancellazione del sé, di azzeramento, nella speranza di una rigenerazione che non è mai veramente garantita.
Il mio anno di riposo e oblio
  • Moshfegh, Ottessa (Author)

Stile narrativo

Il romanzo è narrato in prima persona, con uno stile secco, frammentato, spesso monotono. La voce della protagonista è costante, anaffettiva, ossessivamente centrata su sé stessa. Le descrizioni dei farmaci, dei sintomi, delle reazioni chimiche occupano molto spazio, contribuendo a creare una narrazione sospesa e catatonica.

La scrittura alterna momenti di humor nero a passaggi clinici, in cui la protagonista sembra descriversi come un caso da manuale psichiatrico più che come un essere umano in cerca di senso. È proprio questa assenza di empatia che rende il romanzo tanto affascinante quanto respingente.

Personaggi principali

  • La protagonista: figura anonima, fredda, lucida nella sua autodistruzione. Non cerca redenzione, ma cancellazione.
  • Reva: l’unica amica, che la protagonista tollera appena. Porta avanti un’esistenza ipocrita, fatta di bugie e di legami tossici.
  • Trevor: l’ex fidanzato, simbolo del narcisismo e del maschilismo contemporaneo.
  • Dottoressa Tuttle: personaggio caricaturale, incapace e pericolosamente irresponsabile, incarna la degenerazione della psichiatria come industria farmacologica.

Analisi del contesto editoriale

Confronto con opere simili

Il mio anno di riposo e oblio può ricordare, per certi versi, American Psycho di Bret Easton Ellis o le atmosfere disturbanti di Chuck Palahniuk, ma se ne distanzia per l’approccio intimista e riflessivo. Diversamente dai protagonisti maschili nichilisti e iperviolenti, qui c’è una donna che sceglie la distruzione non attraverso l’azione, ma attraverso l’assenza.

Rispetto a Eileen, il suo romanzo precedente, Moshfegh abbandona la trama noir per abbracciare un flusso di coscienza più dilatato e meno narrativo. L’intreccio, di fatto, non esiste: la storia si basa sull’attesa, sull’abbandono progressivo di ogni legame.

Il mio anno di riposo e oblio
  • Moshfegh, Ottessa (Author)

Posizione nella letteratura contemporanea

Il romanzo si inserisce in un filone letterario che esplora il disagio femminile con toni disincantati, come i libri di Sally Rooney o Rachel Cusk, ma lo fa in modo molto più estremo, scegliendo l’apatia come lente narrativa.

Target di lettori

Chi ha apprezzato romanzi sulla depressione, sull’alienazione urbana o sulla critica della società neoliberale, potrà trovare in questo libro uno specchio spietato e radicale. Meno adatto a chi cerca pathos o identificazione emotiva.

Valutazione critica

Punti di forza

  • Originalità dell’idea narrativa
  • Scrittura consapevolmente disturbante e tagliente
  • Critica implicita ma efficace alla società dello spettacolo e al culto della performance

Punti deboli

  • Eccessiva monotonia stilistica
  • Personaggi volutamente sgradevoli e poco sfaccettati
  • Dialoghi disconnessi e narrazione caotica

L’assenza di uno sviluppo psicologico profondo e la gestione superficiale del passato della protagonista possono lasciare un senso di incompletezza. Tuttavia, questa sensazione può essere parte integrante dell’intento artistico dell’autrice: la mancanza di senso come senso stesso.

In definitiva, Il mio anno di riposo e oblio è un libro che non vuole piacere: il suo valore sta proprio nella capacità di creare disagio, fastidio, riflessione. Un’opera che sfida le aspettative del lettore e che, pur non riuscendo sempre nel suo intento, resta impressa.

Il mio anno di riposo e oblio è un romanzo provocatorio, cinico e algido, che affronta la crisi esistenziale di una donna con una voce narrativa disturbante e spietata. Pur con alcune debolezze strutturali e stilistiche, offre una riflessione lucida sull’alienazione contemporanea.

Lo consigliamo a lettori esperti, amanti della narrativa psicologica e della letteratura anticonvenzionale, pronti a confrontarsi con un testo scomodo ma stimolante. Non adatto a chi cerca trame avvincenti o personaggi empatici.

Se ami le storie che scavano nel vuoto dell’anima con scalpello chirurgico, allora questo romanzo potrebbe sorprenderti. Provalo, anche solo per capire se il tuo anno ha bisogno di oblio… o di qualcosa di completamente diverso.

Il mio anno di riposo e oblio
  • Moshfegh, Ottessa (Author)