Recensione “Suicidio occidentale” di Federico Rampini

Recensione Suicidio occidentale di Federico Rampini

“Suicidio occidentale” di Federico Rampini, edito da Mondadori nel 2022, è un saggio provocatorio e militante che si colloca nel panorama contemporaneo come una delle analisi più radicali sul declino culturale, morale e strategico dell’Occidente. Rampini, giornalista e scrittore dalla lunga esperienza tra Europa, Stati Uniti e Asia, offre una visione critica dell’attuale civiltà occidentale, convinto che essa stia distruggendo se stessa dall’interno, vittima di ideologie che alimentano colpe e rinnegano le radici.

Classificabile nel genere del pamphlet politico e geopolitico, Suicidio occidentale rappresenta anche una sintesi delle preoccupazioni maturate dall’autore negli ultimi decenni, fra la crisi dei valori fondanti dell’Occidente e l’avanzata minacciosa dei regimi autoritari. Il libro – forte di un titolo volutamente provocatorio – si inserisce nella lunga tradizione del pensiero conservatore e ne riprende alcuni topoi fondamentali, come il disfacimento morale e il rigetto della propria identità come anticamera del collasso.

Con il suo stile accessibile ma combattivo, Rampini prende posizione su molteplici temi cruciali del nostro tempo: dalla cancel culture alla guerra in Ucraina, dalla deriva ideologica progressista all’egemonia cinese. Una lettura che, anche per chi non ne condivide l’impianto ideologico, non può lasciare indifferenti.

Biografia dell’autore: Federico Rampini

Federico Rampini è uno dei più noti giornalisti e scrittori italiani di geopolitica. Classe 1956, ha lavorato per testate come La Repubblica, Il Sole 24 Ore e Corriere della Sera, ricoprendo ruoli da corrispondente negli Stati Uniti, in Cina e in India. Oltre a Suicidio occidentale, è autore di numerosi saggi, tra cui La seconda guerra fredda, Oriente e Occidente, Fermare Pechino e Occidente estremo.

Rampini unisce alla sua scrittura giornalistica una visione globale fondata su esperienze personali dirette e una cultura storica e filosofica che gli permette di analizzare i grandi eventi contemporanei in una prospettiva di lungo periodo. Nonostante le sue origini nella sinistra, si è spostato su posizioni sempre più critiche verso il progressismo occidentale, assumendo una voce originale e controversa nel panorama intellettuale italiano.

Trama e analisi dei contenuti

In Suicidio occidentale, Rampini sostiene che l’Occidente sta compiendo un lento ma deciso atto di auto-annientamento culturale. La sua tesi principale è che il declino militare e geopolitico dell’Europa e degli Stati Uniti è preceduto e causato da un più profondo declino morale e identitario. A guidare questa autodistruzione, secondo l’autore, sono le élite culturali e intellettuali che, tramite università, media e spettacolo, impongono un’ideologia autocritica fondata su colpa e rinnegamento delle proprie radici.

Temi principali:

  • Cancel culture e cultura della colpa: Rampini descrive la cultura prevalente – soprattutto in America – come un sistema oppressivo in cui la storia occidentale viene costantemente processata e condannata, in nome di un’idea di giustizia sociale che sfocia nel rifiuto dell’identità europea e cristiana.
  • Il liberalismo come veicolo di autodistruzione: riprendendo il pensiero di autori come James Burnham e Patrick Deneen, l’autore definisce il liberalismo moderno come una forza “suicida” che disgrega la coesione sociale e favorisce la debolezza morale.
  • Il confronto con le potenze autocratiche: nella parte più geopolitica del libro, Rampini osserva come la Russia di Putin e la Cina di Xi Jinping sfruttino la debolezza culturale e strategica dell’Occidente per rafforzarsi e avanzare sulla scena globale.
  • Il parallelo storico con la fine dell’Impero Romano: uno dei nuclei argomentativi del saggio è il paragone con la crisi del tardo impero romano, anch’esso logorato da decadenza interna più che da invasioni esterne.

Stile narrativo:

Rampini scrive con tono diretto e polemico. Il suo stile è giornalistico, sintetico, accessibile. Si rivolge a un pubblico ampio, non accademico, e fa largo uso di esempi tratti dalla cronaca contemporanea. La struttura del libro è quella tipica del pamphlet: non mira a una disamina oggettiva, ma a persuadere e a smuovere coscienze.

Punti di forza:

  • Attualità e urgenza delle tematiche trattate
  • Chiarezza espositiva
  • Ricchezza di riferimenti storici e culturali

Punti deboli:

  • Polarizzazione estrema delle posizioni
  • Scarso confronto con prospettive opposte
  • Rischio di semplificazioni eccessive

Analisi del contesto editoriale

Suicidio occidentale si inserisce nel solco di una letteratura conservatrice internazionale che ha prodotto titoli simili per tono e tesi, da The Death of the West di Pat Buchanan a Why Liberalism Failed di Patrick Deneen. Anche in Italia, il libro dialoga implicitamente con opere come Il suicidio francese di Éric Zemmour.

Rispetto ad altri scritti di Rampini, questo titolo segna un ulteriore passo verso un conservatorismo critico e identitario, con meno spazio alla mediazione e più enfasi sulla denuncia. Il libro si presenta come una risposta alla sinistra radicale, al politicamente corretto e alla crisi di valori che, secondo l’autore, stanno disgregando l’Occidente.

In un panorama editoriale polarizzato, il libro si rivolge a un pubblico in cerca di interpretazioni “controcorrente” o “dissidenti” della contemporaneità, posizionandosi accanto ad altri titoli di forte impatto ideologico. La sua pubblicazione ha avuto risalto anche per la notorietà dell’autore, che gode di visibilità mediatica e di una consolidata credibilità giornalistica.

Valutazione critica

Suicidio occidentale è un libro destinato a far discutere. La sua tesi, per quanto divisiva, è articolata in modo coerente e supportata da riferimenti storici e politici ben documentati. Rampini ha il merito di sollevare interrogativi importanti sul ruolo dell’Occidente nel mondo globale e sul rapporto problematico che le società liberali intrattengono con la propria storia.

Tuttavia, il libro pecca di manicheismo: la rappresentazione del “nemico interno” è eccessivamente caricaturale, e l’analisi del progressismo si basa più su generalizzazioni che su un confronto reale con le argomentazioni avverse. Inoltre, la visione dicotomica tra valori occidentali sani e ideologie corrosive rischia di ignorare le molte sfumature e le complessità della società contemporanea.

Nonostante ciò, Suicidio occidentale ha un innegabile valore: offre uno specchio inquietante su molte dinamiche attuali e costringe il lettore a interrogarsi sulla direzione presa dalla nostra civiltà. È un libro che spinge a reagire, sia per conferma che per dissenso.

Conclusione

Suicidio occidentale di Federico Rampini è un saggio necessario per chiunque voglia confrontarsi seriamente con le crisi dell’identità occidentale. Pur essendo un’opera polarizzante, riesce a stimolare il dibattito e a offrire una lettura critica – benché parziale – della società contemporanea.

Consigliato a:

  • Lettori interessati alla geopolitica e alla crisi dell’Occidente
  • Chi segue il dibattito sulla cancel culture e le trasformazioni culturali dell’era postmoderna
  • Appassionati di saggistica politica e sociale