Con Il passeggero, pubblicato da Einaudi nel 2023, Cormac McCarthy torna sulla scena letteraria internazionale con un’opera densa, enigmatica e potentemente filosofica. A sedici anni dal capolavoro La strada, lo scrittore statunitense firma il primo volume di una diade – completata da Stella Maris – che rappresenta l’ultima, vertiginosa esplorazione del suo pensiero. Il passeggero si presenta come un romanzo che sfida le convenzioni narrative, un’opera che fonde thriller esistenziale, riflessione metafisica e apocalisse dell’animo. Ambientato negli anni Ottanta, tra le acque profonde del Golfo del Messico e le tenebre interiori di un uomo in fuga, il libro proietta il lettore in una realtà frammentata, dominata dalla perdita, dalla colpa e dall’insondabile.
Biografia dell’autore
Cormac McCarthy (1933-2023), uno degli scrittori più influenti della letteratura americana contemporanea, è noto per uno stile asciutto e una narrativa apocalittica intrisa di simbolismo. Tra le sue opere più celebri: Non è un paese per vecchi, Meridiano di sangue e la Trilogia della frontiera. Con La strada, ha vinto il Premio Pulitzer nel 2007. Il suo interesse per la scienza, la matematica e la filosofia è confluito anche in scritti saggistici come The Kekulé Problem. Collaboratore del Santa Fe Institute, McCarthy ha spinto la narrativa verso territori inusitati, dove linguaggio, inconscio e realtà si fondono in una riflessione radicale sul destino dell’umanità.
Trama e Analisi
Il protagonista de Il passeggero è Bobby Western, sommozzatore ed ex-fisico, figlio di uno degli scienziati coinvolti nel Progetto Manhattan. Durante una missione di recupero, scopre un aereo inabissato con nove corpi e un passeggero mancante. Inizia così una fuga che è tanto fisica quanto interiore: Bobby si ritrova perseguitato da misteriosi agenti e sommerso dal dolore per la perdita della sorella Alicia, geniale matematica e suicida.
Attraverso una narrazione spezzata, McCarthy intreccia passato e presente, reale e onirico, con inserti in corsivo che danno voce all’allucinato universo mentale di Alicia, dominato dalla presenza grottesca del Talidomide Kid. La trama gialla si dissolve presto, lasciando spazio a un’indagine esistenziale sulla conoscenza, la morte e l’irriducibile mistero della realtà.
I temi sono quelli cari all’autore: l’assenza di Dio, il nichilismo, la memoria, la colpa ereditaria, il desiderio di significato. Emerge una visione disincantata dell’uomo, schiacciato tra la volontà di comprendere e l’inevitabile fallimento cognitivo. Il linguaggio diventa così l’unico strumento per dare forma all’amorfo, come suggerito anche dal saggio The Kekulé Problem.
La scrittura di McCarthy è lirica e spoglia, fatta di dialoghi serrati, immagini folgoranti e digressioni erudite. In Il passeggero, tuttavia, essa si fa più visionaria e cerebrale: il ritmo è volutamente irregolare, la linearità temporale frammentata. Le descrizioni sono a volte barocche, a volte minimaliste, ma sempre cariche di significato simbolico. Personaggi come John Sheddan incarnano la funzione di oracoli, veicolando le riflessioni più profonde dell’autore su tempo, linguaggio, realtà.
Analisi del contesto editoriale
Inserito nel solco della letteratura postmoderna, Il passeggero si colloca come naturale prosecuzione de La strada e al tempo stesso come detonazione di quella poetica. Se il romanzo del 2007 lasciava intravedere una fioca speranza, qui il collasso dell’uomo moderno è totale. L’influenza delle scienze cognitive, della meccanica quantistica e della psicoanalisi è tangibile, rendendo il romanzo un unicum nel panorama contemporaneo.
Rispetto alle opere precedenti, Il passeggero rinuncia alla tensione narrativa per privilegiare la meditazione. La complessità stilistica e concettuale lo avvicina ai classici moderni della filosofia letteraria, rendendolo meno accessibile al grande pubblico ma centrale per lettori esigenti. A differenza dei best seller o dei thriller esistenziali standardizzati, qui è la struttura stessa a chiedere al lettore un atto di fede e partecipazione.
Valutazione critica
Il passeggero è un romanzo ambizioso, imperfetto e sublime. La sua forza sta nella capacità di fondere generi e discipline, di parlare al contempo al cuore e alla mente, e di restituire una riflessione spietata ma non priva di bellezza sul nostro essere nel mondo. Tuttavia, la densità delle riflessioni, i riferimenti scientifici e filosofici, l’assenza di una vera trama portante possono risultare alienanti.
Non mancano momenti di stasi e di ridondanza, in cui la prosa si fa ermetica e la lettura ostica. Eppure, anche nei suoi punti più oscuri, il romanzo è sorretto da un’autentica urgenza espressiva, dalla consapevolezza di un autore che congeda se stesso e il suo tempo. La tensione tra razionalità e inconscio, tra presenza e perdita, tra amore e morte, è il vero cuore pulsante del libro.
McCarthy sembra suggerire che non è possibile comprendere tutto, ma è possibile nominare, raccontare, conservare. E questo, forse, è il compito ultimo della letteratura.
Conclusione
Il passeggero è una delle opere più complesse e significative della narrativa contemporanea. Si tratta di un libro difficile, destinato a dividere, ma anche a durare. Non adatto a chi cerca una trama lineare o una lettura di evasione, è invece imprescindibile per chi desidera confrontarsi con una visione radicale dell’esistenza.
È un libro da leggere con lentezza, da rileggere, da meditare. E forse solo dopo la pubblicazione di Stella Maris potremo comprenderne pienamente la portata. Ma già ora, con Il passeggero, McCarthy ci ha consegnato un testamento letterario che illumina, anche nelle tenebre, il significato dell’esserci.
Se ami la letteratura che interroga il senso del vivere e sfida i confini del linguaggio, questo libro fa per te.