Ho incontrato Verrà l’alba, starai bene di Gianluca Gotto in un momento in cui avevo bisogno di una lettura che non fosse solo intrattenimento, ma anche balsamo. Sapevo che si trattava di un romanzo appena uscito (Mondadori, 2025) e ne avevo letto alcune anticipazioni online, ma è stato il titolo – così dolcemente promettente – a colpirmi al cuore. Verrà l’alba, starai bene è un romanzo di narrativa contemporanea, ma con un’anima profondamente introspettiva. Appena ho cominciato la lettura, ho capito che sarebbe stato uno di quei libri che ti abitano per giorni, e che forse ti cambiano per sempre.
Il dolore, l’ansia, la fuga da sé stessi, il desiderio di ritrovarsi: sono tutte esperienze che conosco bene. Forse per questo, sin dalle prime pagine, ho sentito Veronica – la protagonista – come una figura familiare. Una donna spezzata che cerca di ricomporsi, anche sbagliando, anche cadendo. Una donna, quindi, tremendamente vera.
Gianluca Gotto e il suo percorso narrativo
Di Gianluca Gotto avevo già letto Le coordinate della felicità e Succede sempre qualcosa di meraviglioso. Conoscevo il suo stile semplice, accessibile, ma capace di veicolare contenuti profondi. Mi ha sempre colpito la sua capacità di unire spiritualità e concretezza, Oriente e Occidente, autobiografia e finzione narrativa. È un autore che parla ai lettori come si parla agli amici: con sincerità, senza filtri, con l’urgenza di condividere.
Non sorprende che Gotto sia così seguito anche online: il suo blog, le sue pagine social, i podcast… sono tutti strumenti attraverso i quali trasmette una visione di vita alternativa, basata sulla consapevolezza e sull’autenticità. Questo romanzo, però, è forse la sua opera più matura, più cupa e insieme più luminosa.
Un viaggio nel dolore e nella rinascita
La storia di Verrà l’alba, starai bene ruota attorno a Veronica, trentenne italiana che vive a Melbourne. Brillante, forte, determinata, è apparentemente una donna di successo: carriera in ascesa, forma fisica perfetta, una casa elegante in uno dei quartieri più vivaci della città. Ma basta grattare appena la superficie per accorgersi che tutto questo è solo una maschera ben costruita.
Veronica è un’anima ferita. Cresciuta sotto l’ombra ingombrante di un padre autoritario e da un passato che non ha mai veramente affrontato, si è rifugiata nel controllo. Ogni aspetto della sua vita è maniacalmente ordinato: il cibo, il sonno, l’attività fisica, la produttività. Il suo mantra è “fare per non sentire”.
Quando la pandemia le toglie anche quell’illusione di movimento perpetuo, il vuoto interiore si spalanca. La relazione tossica con Jackson, personal trainer manipolatore, peggiora tutto. Il dolore si fa insostenibile, e dopo un tentativo fallito di tornare in Italia, Veronica si ritrova per caso (ma niente è mai davvero per caso) in Sri Lanka.
Qui la narrazione cambia: dalla nevrosi urbana alla spiritualità orientale. Veronica incontra Camilla, una ventenne segnata dal lutto, e insieme intraprendono un viaggio attraverso l’isola, la cultura ayurvedica, le antiche pratiche della meditazione e il confronto con se stesse.
“Tengo insieme i pezzi quando sono fuori, ma quando torno a casa crollo.”
È proprio in Sri Lanka, tra riti e silenzi, che Veronica comincia finalmente a fermarsi. Non a scappare, non a lottare, ma ad ascoltarsi.
Un romanzo che intreccia fiction e crescita personale
Gotto costruisce Verrà l’alba, starai bene come un percorso di guarigione, alternando momenti narrativi a veri e propri passaggi ispirazionali. In alcuni tratti, soprattutto nella parte centrale, il romanzo diventa quasi didascalico: l’autore si sofferma su concetti come il karma, l’equilibrio dei dosha, la meditazione.
A volte ho avuto la sensazione che questi inserti rallentassero la narrazione, rendendola un po’ meno fluida. Ma nel complesso, ho apprezzato l’intento: trasformare una storia individuale in una guida collettiva. Gotto non pretende di insegnare, ma offre strumenti. Semplici, accessibili, potenti.
Veronica, nel frattempo, cambia. Non perché trova risposte, ma perché inizia a farsi le domande giuste. Riscopre il valore dell’amicizia, si riavvicina al padre, accetta l’idea di iniziare una terapia. Non tutto si risolve: il dolore resta, ma ha finalmente uno spazio per essere accolto.
“Il dolore non è una condanna, ma un passaggio. Non va scacciato, va attraversato.”
Nel panorama letterario: cosa rende Verrà l’alba, starai bene speciale
Rispetto agli altri libri di Gianluca Gotto, Verrà l’alba, starai bene è forse il più romanzato e strutturato. Non è una raccolta di riflessioni, né un saggio spirituale mascherato da autobiografia. È un romanzo vero e proprio, con un arco narrativo definito, personaggi complessi e un’evoluzione emotiva profonda.
Mi ha ricordato, per certi versi, Mangia, prega, ama di Elizabeth Gilbert, ma con una sensibilità più introspettiva e meno “turistica”. Gotto non idealizza l’Oriente, ma ne coglie le contraddizioni, mettendole al servizio del percorso di Veronica. E a differenza di altri libri “motivazionali”, qui c’è spazio per il dubbio, per l’errore, per l’incompiuto.
Lo consiglierei a chi ha amato libri come La sottile arte di fare quello che c** ti pare* di Manson, ma cerca una dimensione più narrativa e meno cinica. Oppure a chi sta vivendo un momento di crisi esistenziale e sente il bisogno di un libro che non giudichi, ma accompagni.
Le mie riflessioni personali
Cosa mi è piaciuto davvero di Verrà l’alba, starai bene? Il fatto che non cerca scorciatoie. Veronica non guarisce perché cambia continente o perché incontra un maestro spirituale. Guarisce perché impara a smettere di fuggire, accetta le sue ombre, si concede il diritto di essere vulnerabile.
Mi sono rivista in lei più di quanto avrei voluto ammettere. Anche io ho avuto periodi in cui l’attività, il controllo, il perfezionismo erano modi per anestetizzare il dolore. Leggere la sua storia è stato come guardarmi allo specchio, ma con più gentilezza.
Se devo trovare un difetto, direi che alcune sezioni legate all’ayurveda sono un po’ ridondanti. Ma forse dipende dal lettore: c’è chi le troverà illuminanti, chi già conosce certi concetti e tenderà a saltarli. Tuttavia, la forza emotiva della storia regge tutto il resto.
È una lettura accessibile ma non superficiale. Non leggera, ma luminosa. Un libro che non promette la felicità, ma offre qualcosa di più importante: la possibilità di ripartire da se stessi.
Conclusione personale
Verrà l’alba, starai bene è un romanzo che ho letto con il cuore in mano. Non solo perché racconta una storia dolorosa e necessaria, ma perché parla a quella parte di noi che fatica ad ammettere la propria fragilità.
Il mio voto è un 9 su 10. Per l’intensità, per la sincerità, per l’empatia. Gianluca Gotto ha scritto un libro che sarà prezioso per chi si sente perso, per chi è stanco di lottare, per chi ha bisogno di una voce che sussurri: “non sei solo, e presto tornerà la luce”.
A chi consiglio questo romanzo? A chi cerca una lettura che sia anche un percorso. A chi ama viaggiare, fuori e dentro di sé. A chi è pronto a sentire, anche se fa male. Perché poi, come ci ricorda il titolo, l’alba arriva sempre.
