Ho deciso di leggere “Non volevo ma lo sono” di Tony Effe spinto dalla curiosità verso un personaggio che, per anni, ha dominato la scena trap italiana tra provocazioni, dissing e hit virali. Il libro, pubblicato da Mondadori Electa nel maggio 2025, è molto più di un memoir musicale: è un viaggio sincero e brutale nella vita di Nicolò Rapisarda, alias Tony Effe, tra baby gang, fama e cadute.
Non sono un fan sfegatato della Dark Polo Gang, ma ho sempre trovato Tony Effe un personaggio interessante, a metà tra l’icona di stile e l’antieroe urbano. La sua autobiografia ha superato le mie aspettative: è scritta con un tono diretto, autentico, privo di filtri. Un racconto di strada e di riscatto, pieno di episodi surreali, drammi familiari e retroscena pop. Appena ho iniziato a leggere, sono stato catturato: ogni capitolo è una botta di realtà.
L’AUTORE E IL SUO PERCORSO
Nicolò Rapisarda, in arte Tony Effe, è uno dei volti più riconoscibili della musica urban italiana. Nato a Roma, diventa celebre con la Dark Polo Gang, collettivo trap simbolo degli anni 2010. Album come “Twins” e “Trap Lovers” conquistano il pubblico più giovane e ridefiniscono lo stile e i codici della trap nostrana. Dal 2021 inizia un percorso solista con l’album “Untouchable”, seguito nel 2024 da “Icon”, che esplode nelle classifiche.
Nel libro, Tony racconta anche il dietro le quinte del successo: i legami con il jet set, i dissing con Fedez, l’amicizia con Totti e l’attesa della sua prima figlia. Il suo stile narrativo rispecchia quello musicale: crudo, diretto, ma non privo di autoironia. Si avverte un percorso umano, un bisogno di fare i conti con il passato, di mettersi a nudo.
IL VIAGGIO NELLA STORIA
“Non volevo ma lo sono” è un memoir intenso, diviso tra la Roma bene e le sue ombre. Tony ci porta nelle sue notti fuori dal Piper, tra risse, inseguimenti, Moncler rubati, motorini fracassati. Racconta episodi che sembrano scritti per un film, ma sono reali. Come quando finisce al commissariato per aver cercato di “recuperare” un giubbotto bianco ispirato a Totti. O l’episodio del nunchaku e dei lavori sociali.
Ma la parte più interessante è forse quella più recente, il dissing con Fedez. Tony dedica quattro pagine al tema, ma bastano per capire la dinamica esplosiva tra ego, visibilità e industria musicale. Rifiuta un featuring per l’estate, viene bloccato ovunque, e parte una guerra a colpi di strofe, leak, stories. Il tutto mentre la sua vita cambia radicalmente: una figlia in arrivo, concerti sold out, e una nuova consapevolezza.
Un passaggio che mi ha colpito è quando scrive: “Tutto quello che vedo diventa musica, e nella musica sono me stesso, sempre”. Una frase che riassume l’anima di questo libro: Tony Effe racconta la verità, anche scomoda, anche brutale, perché è convinto che solo così valga la pena raccontare.
Il tono è sincero, irriverente, a tratti poetico. Alterna episodi pulp a momenti di riflessione vera, come il legame con la madre o l’ammirazione quasi infantile per Totti. Il ritmo è serrato, senza pause, proprio come nei suoi pezzi più riusciti.
IL LIBRO NEL PANORAMA LETTERARIO
“Non volevo ma lo sono” si inserisce nel filone delle autobiografie musicali, ma si distingue per la sua schiettezza. Non cerca di giustificare o di costruire un personaggio eroico. Tony si mostra com’è: con le sue cadute, le sue esagerazioni, la sua voglia di rivalsa. In questo senso, il libro ricorda vagamente “Le regole del gioco” di Guè o “Io, Dio e Bin Laden” di Marracash: racconti di strada con un taglio umano.
Rispetto ad altri progetti editoriali legati al mondo trap, questo ha una sua autenticità rara. Non è solo una strategia di marketing, ma una vera esigenza narrativa. Si distingue anche per l’intreccio tra musica e cronaca pop, con riferimenti diretti a personaggi come Ferragni, De Lellis, Fedez.
Lo consiglierei non solo ai fan della DPG o della trap, ma a chi vuole capire meglio cosa c’è dietro il personaggio Tony Effe. E anche a chi crede che i rapper non abbiano nulla da dire: questo libro dimostra il contrario.
LE MIE RIFLESSIONI
Mi è piaciuto molto “Non volevo ma lo sono”. Ho trovato coraggioso il modo in cui Tony Effe affronta i suoi errori, senza ipocrisie. Certo, è un libro che parla a una generazione precisa, con un linguaggio diretto, ma proprio per questo ha un valore documentario. Avrei gradito qualche approfondimento in più su alcune fasi della carriera musicale, ma la scelta di mantenere un tono colloquiale rende la lettura scorrevole.
La parte sul dissing con Fedez è un perfetto esempio di quanto oggi musica e gossip siano interconnessi. Ma Tony riesce a non perdere mai di vista la propria identità. Mi ha colpito la maturità con cui racconta il suo cambiamento, il senso di responsabilità che arriva con la paternità.
Il libro lascia con una sensazione strana, come dopo aver ascoltato un disco crudo ma onesto. Ti fa riflettere sulla percezione pubblica, sull’identità, sull’importanza di scegliere chi si vuole essere. Anche se si viene da una baby gang e si è cresciuti tra motorini e risse.
CONCLUSIONE PERSONALE
“Non volevo ma lo sono” è un libro autentico, sorprendente, molto più profondo di quanto il personaggio Tony Effe potrebbe far pensare. Il mio voto è un 8 su 10: per il coraggio, la sincerità e la capacità di raccontarsi senza filtri.
Lo consiglio a chi vuole conoscere la realtà che sta dietro i beat e le stories, a chi cerca un racconto di formazione fuori dagli schemi. E a chi ha voglia di leggere una storia vera, a volte brutale, ma anche piena di voglia di riscatto.
Se anche tu hai letto “Non volevo ma lo sono”, fammi sapere che ne pensi. Perché, come dice Tony: tutto quello che vedi può diventare musica. O, magari, anche una storia da raccontare.
