Recensione Alma di Federica Manzon

Recensione Alma di Federica Manzon

Alma, l’ultimo romanzo di Federica Manzon, pubblicato da Feltrinelli nel gennaio 2024, si impone come una delle opere più complesse e affascinanti della narrativa italiana contemporanea. Collocandosi tra romanzo di formazione, saga familiare e riflessione storica, Alma è un viaggio intimo e politico che attraversa l’Europa e le sue fratture, muovendosi tra Trieste, Belgrado e l’isola dei ricordi, in un intreccio sapientemente costruito tra memoria individuale e Storia collettiva. La protagonista, Alma, torna nella sua città natale per affrontare l’eredità del padre, ma soprattutto per riaprire cassetti della memoria che contengono identità, dolori e verità mai completamente affrontate. L’autrice costruisce una narrazione stratificata, dove geografia e identità si fondono fino a diventare inseparabili.

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Alma
  • Manzon, Federica (Author)

Biografia dell’autrice

Federica Manzon è una scrittrice e redattrice triestina, collaboratrice della rivista Nuovi Argomenti e direttrice editoriale per Guanda. Dopo l’esordio con Come si dice addio (2008), ha pubblicato Di fama e di sventura (2011), finalista al Premio Campiello, La nostalgia degli altri (2017) e Il bosco del confine (2020). Con Alma (2024), ha vinto la 62ª edizione del Premio Campiello. La sua scrittura si distingue per l’eleganza stilistica e per l’interesse verso i temi del confine, dell’identità e della memoria, legati in particolare alla sua Trieste, punto di osservazione privilegiato tra Occidente e Oriente.

Trama e analisi

La protagonista Alma vive a Roma, lontana da Trieste, città in cui è nata e che ha lasciato anni prima. Il pretesto del ritorno è l’eredità lasciatale dal padre, un uomo sfuggente e misterioso, ex collaboratore del maresciallo Tito. Il romanzo si snoda in tre giornate simboliche, quelle della Pasqua ortodossa, che diventano la cornice temporale per un lungo viaggio interiore. Attraverso flashback, Alma rievoca la sua infanzia triestina, i nonni asburgici, la madre ribelle, e soprattutto la figura di Vili, bambino jugoslavo accolto in casa come figlio adottivo. Con lui condivide un legame profondo e ambiguo, fatto di complicità, rivalità e desiderio.

I temi principali del romanzo sono molteplici: la memoria familiare, la costruzione dell’identità personale, la complessità dei Balcani post-jugoslavi, la perdita delle radici e il rapporto tra geografia e destino. Il passato di Alma non è solo personale ma è anche profondamente storico: la guerra nei Balcani, il crollo della Jugoslavia, le tensioni tra Est e Ovest fanno da sfondo al suo percorso. La narrazione alterna momenti lirici e introspezioni psicologiche a riflessioni storiche e geopolitiche, con una lingua precisa, raffinata, mai banale.

La scelta di ambientare parte del romanzo a Belgrado, dove Alma si reca come giornalista per ritrovare Vili e capire la guerra da dentro, è significativa. Lì, in una capitale devastata e simbolica, la protagonista scrive “lettere dal fronte” che non sono cronache, ma tentativi di comprensione esistenziale. Anche in quel contesto, Alma non trova risposte definitive, ma un’ulteriore stratificazione di senso. In fondo, il vero ritorno è quello alla voce del nonno, alla casa di famiglia, a Trieste, dove comincia finalmente a mettere ordine nelle sue geografie interiori.

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Analisi del contesto editoriale

Alma si inserisce nel solco della narrativa letteraria italiana che affronta il tema dell’identità al confine (pensiamo a Claudio Magris o a Paolo Rumiz), ma lo fa con un taglio personale, al femminile, in chiave contemporanea. Rispetto ai precedenti romanzi di Manzon, Alma è più ampio, ambizioso e maturo. Abbandona la forma diaristica per una prosa più strutturata, pur mantenendo una forte tensione lirica.

Il libro si distingue nel panorama editoriale attuale per il coraggio con cui affronta una storia dimenticata: quella della Jugoslavia e della sua dissoluzione, vista dalla parte serba, senza schematismi morali ma con consapevolezza narrativa. In un momento storico in cui la guerra è tornata al centro della cronaca europea, Alma diventa un romanzo urgente e necessario. Il target ideale è un lettore adulto, colto, sensibile alle tematiche storiche e identitarie, ma anche desideroso di una narrazione profonda e stratificata.

Valutazione critica

Alma è un libro raffinato e coraggioso, capace di tenere insieme intimità e geopolitica, di narrare la frammentazione identitaria attraverso l’esperienza di una donna che cerca il proprio posto nel mondo. Il principale pregio del romanzo risiede nella costruzione linguistica, che alterna registri diversi con grande padronanza stilistica. L’autrice riesce a rendere palpabile la complessità dei luoghi e delle relazioni.

Un aspetto che potrebbe risultare ostico per alcuni lettori è la densità della narrazione: la struttura non lineare, le riflessioni filosofiche e le numerose digressioni possono richiedere concentrazione. Tuttavia, questo non toglie valore all’opera, anzi, ne sancisce la profondità letteraria. Il personaggio di Alma è ben costruito, mai stereotipato, e rappresenta la perfetta incarnazione di una generazione sospesa tra appartenenza e fuga.

Conclusione

Con Alma, Federica Manzon firma un romanzo maturo e stratificato, che conferma la sua statura di grande voce della letteratura italiana contemporanea. Il libro offre una riflessione potente sull’identità, sull’eredità culturale e sul ruolo della memoria in una Europa ancora attraversata da confini visibili e invisibili. Lo consiglio a chi ama le storie che scavano in profondità, a chi cerca nei romanzi una bussola per orientarsi nel presente e nel passato. Alma non è solo un libro da leggere: è un libro da comprendere, da attraversare. E, come Trieste, non si lascia mai afferrare del tutto.

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