Ho scoperto Finché il caffè è caldo di Toshikazu Kawaguchi in un momento inaspettato: durante un ricovero ospedaliero che ha improvvisamente interrotto la frenesia della mia vita quotidiana. Era un mese complicato, fatto di attese e silenzi, e proprio lì, tra i corridoi silenziosi e le stanze bianche, una compagna di stanza mi ha regalato questo piccolo libro. Non conoscevo l’autore né il romanzo, ma appena ho letto il titolo, Finché il caffè è caldo, qualcosa si è acceso in me. Evocava calore, intimità, tempo sospeso.
Il romanzo, pubblicato in Giappone nel 2015 e tradotto in italiano da Garzanti, appartiene al genere narrativa contemporanea con sfumature di realismo magico. L’ambientazione e la premessa mi hanno subito incuriosita: una caffetteria in cui si può tornare indietro nel tempo… a patto di bere il caffè prima che si raffreddi.
Ho iniziato a leggerlo senza aspettative, ma con il cuore aperto. E sebbene la narrazione non mi abbia sempre convinta del tutto, la tematica del tempo, dei rimpianti e delle seconde possibilità ha saputo colpirmi nel profondo.
- Kawaguchi, Toshikazu (Author)
L’autore e il suo percorso
Toshikazu Kawaguchi è uno scrittore e sceneggiatore giapponese, noto soprattutto per aver scritto inizialmente Finché il caffè è caldo come opera teatrale. Questo spiega la struttura scenica del romanzo e i dialoghi asciutti. In seguito, l’opera è stata adattata in forma narrativa, ottenendo un successo clamoroso: in Giappone ha venduto oltre un milione di copie e ha rapidamente scalato le classifiche anche in Europa.
Kawaguchi ha poi scritto altri volumi collegati a questo primo romanzo, come Basta un caffè per essere felici e Il primo caffè della giornata, mantenendo sempre lo stesso universo narrativo. Sebbene non abbia ancora una bibliografia particolarmente vasta, è evidente come il suo stile e le sue storie abbiano fatto breccia in molti cuori.
La sua scrittura semplice e delicata, tipicamente giapponese, riflette una sensibilità profonda verso le emozioni umane, il rimpianto, il tempo e il valore dei piccoli gesti. E tutto questo emerge chiaramente già in questo romanzo d’esordio.
Il viaggio nella storia
Il cuore del romanzo è una piccola caffetteria di Tokyo, nascosta e tranquilla, chiamata Funiculì Funiculà. Non è un locale qualunque: si dice che chi vi entra, e rispetta una serie di regole precise, possa viaggiare nel tempo.
Ma non è un viaggio come quelli a cui siamo abituati nei romanzi di fantascienza: si può incontrare solo chi ha visitato quel caffè, non si può cambiare il presente e, soprattutto, bisogna bere il caffè prima che si raffreddi, altrimenti si rischia di rimanere intrappolati nel passato.
Il romanzo si divide in quattro storie legate tra loro:
- Fumiko, che desidera rimediare a un errore con il ragazzo che ama;
- Kotake, che vuole recuperare i ricordi del marito affetto da Alzheimer;
- Hirai, che porta sulle spalle il rimorso per non aver mai ascoltato davvero sua sorella;
- Kei, che guarda al futuro con un peso nel cuore e un forte desiderio di protezione per la figlia che verrà.
Ogni personaggio entra nel locale con un dolore, un rimpianto, e affronta un viaggio che, pur non cambiando nulla nei fatti, cambia tutto dentro di loro.
Uno dei momenti che mi ha colpita di più è stato quello tra Hirai e la sorella: il non detto, il tempo perso, le parole mai dette. Mi ha fatto riflettere su quanto spesso diamo per scontati i rapporti familiari, e su quanto a volte basti un gesto o una parola per sanare anni di distanza.
Lo stile è essenziale, delicato, quasi teatrale. A tratti ho percepito una certa lentezza, ma mi rendo conto che è parte della cultura giapponese: i silenzi parlano, i gesti minimi contengono mondi. Tuttavia, ho faticato con i nomi giapponesi, spesso simili tra loro, e questo ha reso per me la lettura un po’ confusa in alcuni passaggi.
I personaggi non sono perfetti, anzi: a volte sembrano infantili o stereotipati. Alcune dinamiche tra uomini e donne possono risultare poco comprensibili agli occhi di un lettore occidentale, con uomini spesso scostanti e donne remissive. Eppure, in questo piccolo universo chiuso tutto sembra avere una sua coerenza.
Il sistema magico, se così possiamo chiamarlo, mi è piaciuto: ha delle regole precise ma resta sospeso tra realtà e sogno, lasciando spazio all’immaginazione. E la metafora del caffè caldo, che va gustato finché è tale, è un simbolo poetico e potente: “la vita va gustata sorso dopo sorso”.
- Kawaguchi, Toshikazu (Author)
Il libro nel panorama letterario
Se devo paragonare Finché il caffè è caldo ad altre letture, mi viene in mente Norwegian Wood di Murakami per il tono malinconico e il ritmo lento, ma anche Il bar delle grandi speranze di J.R. Moehringer per l’importanza del luogo fisico in cui si intrecciano le storie.
Rispetto ad altri romanzi giapponesi che ho letto, questo è sicuramente più accessibile, ma anche meno profondo sotto certi aspetti. Non è un romanzo che cerca di stupire con colpi di scena, ma punta tutto sulla riflessione interiore.
Lo consiglio a chi ama le atmosfere delicate, le storie che parlano al cuore più che alla mente, e a chi è affascinato dalla cultura orientale. Non lo suggerirei, invece, a chi cerca una trama avvincente o personaggi fortemente caratterizzati.
Le mie riflessioni
Ci sono molte cose che ho apprezzato sinceramente di Finché il caffè è caldo: l’idea alla base, il messaggio che trasmette, la capacità di fermare il tempo per qualche ora e portarti in un mondo sospeso.
Il libro mi ha colpita in un momento molto particolare della mia vita e, per questo, ha lasciato un segno. Mi ha fatto riflettere su quanto sia importante vivere l’adesso, dire ciò che sentiamo, amare senza riserve. E su quanto sia inutile rimuginare sul passato se non per trarne insegnamento.
Dall’altro lato, devo ammettere che lo stile mi ha convinta solo a tratti. I dialoghi a volte risultano forzati, alcune scene sembrano costruite apposta per commuovere e certi personaggi sono poco credibili o infantili. Inoltre, la traduzione italiana, fatta dall’inglese e non dal giapponese, penalizza il testo in alcune sfumature culturali e linguistiche.
Non è una lettura impegnativa, ma nemmeno leggera: ha una malinconia di fondo che può lasciare un certo peso sul cuore. In ogni caso, è una lettura che fa riflettere, e questo per me è sempre un valore aggiunto.
Conclusione personale
In definitiva, la mia esperienza con Finché il caffè è caldo è stata intensa, anche se imperfetta. Non è un libro che mi ha cambiato la vita, ma è arrivato nel momento giusto per ricordarmi qualcosa di importante: la vita va vissuta adesso, non domani.
Il mio voto personale è 3,5 su 5. Lo consiglio a chi cerca una lettura dolceamara, a chi ama i romanzi brevi ma significativi, e a chi è attratto dall’idea di viaggiare nel tempo per riscoprire il presente.
E tu, hai letto Finché il caffè è caldo? Ti è piaciuto o ti ha lasciato perplesso? Scrivimi nei commenti la tua esperienza, sono curiosa di sapere se anche tu hai sorseggiato questo caffè… prima che si raffreddasse.
- Kawaguchi, Toshikazu (Author)
